Liberi di non credere

mercoledì 29 aprile 2009

Ancona: reazioni del mondo politico alla sortita anti-UAAR del vescovo

Ancona: reazioni del mondo politico alla sortita anti-UAAR del vescovo

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Battaglie e sconfitte

Non ho paura della sconfitta, ma della prospettiva di rimanere prigioniero. Essere umanisti in questa nazione governata da preti (un'iperbole per indicare la dilagante ipocrisia che pervade la cultura italiana corrosa dal cattolicesimo) condiziona la mia vita ormai da anni, in ogni suo momento.
Si arriva al paradosso che in una città come Ancona, la libera espressione del proprio pensiero sia messa, è il caso di dirlo, all'indice da un vescovo (espressione, lui, del potere sulle menti semplici, cretino-cristiane, l'etimo non è incerto).
"Gli striscioni atei sono una vergogna", si riferisce a quello mostrato nella foto linkata in basso.
Reazioni politiche locali inevitabli (vedi post precedente dellUAAR) siamo sotto elezione, ma una presa di posizione netta in favore della libertà di espressione potrebbe essere nociva per chiunque. E allora c'è stata da un lato la corsa a chi fosse il primo ad esprimere solidarietà al prelato per la repressione immediata di quel pensiero blasfemo in nome dell'equilibrio culturale magistralmente mantenuto dai preti in questo paese, dall'altro una moderata presa di posizione che prevede una non necessaria comunione di intenti con il contenuto dello striscione sebbene non si ritenesse proprio necessaria una vera e propria censura (forse solo una sculacciata, via, sono ragazzi, devono "sfogare").

Da vomito.

Dalle mie parti i problemi sono minori, anche perchè il massimo che riesco a fare è quello di incazzarmi e di scrivere sui blog, e qualche volta litigare con cattolici particolarmenti rompicoglioni, per i quali rimango un miscredente da non considerare.

Ma il peggio, come dicevo all'inizio, l'angoscia peggiore è questa consapevolezza che mi tormente che oltre alla sconfitta rappresentata dal dominio politico dei cattolici in questo paese c'è la certezza di una prigionia certa nella definitiva condanna di ciò che è diverso da loro.
Il mio pessimismo non è privo di fondamenti: sono troppe le prevaricazioni di questi baggiani sulla vita di tutti i giorni, e, cosa più triste, più amareggiante, più deprimente, frustrante è il fatto che io non sia capace di difendere mia figlia da questi avvoltoi.

E sono avvoltoi viscidi, che si nascondono dietro un nuovo vittimismo che li fa sentire come i protomartiri che correvano danzando e cantando alla morte inflitta dai pagani. Sono viscidi nel loro insinuarsi con pacata bonarietà per imporre il loro perverso punto di vista nelle menti malleabili dei fanciulli (quando non sono dei fottuti pedofili).

Il mio rammarico nasce dal fatto di dover giustificare davanti a tutti la mia libertà, di dover lottare per poter esprimere quando questa viene calpestata dalla prepotente ed ingombrante presenza della chiesa cattolica apostolica romana.
Non arrivo ad odiarli, l'odio lo lascio alla loro demenza: mi fanno solo tanta rabbia e soffro della mia impotenza davanti alla loro forza alla quale non mi inginocchierò mai.