Liberi di non credere

giovedì 4 giugno 2009

Non sempre mi soffermo a leggere i vaneggiamenti degli squilibrati. Tuttavia, nel tentativo complicatissimo di comprendere la genesi di una religione, mi sono imbattuto in questo esilarante personaggio, Rael.

http://fr.raelianews.org/news.php?item.205.6
in italiano

sabato 16 maggio 2009

Notte di maggio.

La notte amplifica il senso delle mie percezioni. Nell'opaco limbo dei sensi che cominciano a sopire c'è il paradosso della limpidezza. Ogni azione compiuta nel giorno acquista un senso nel pacato mondo che precede il sonno, e viene collocata sulla mensola più adeguata dei ricordi che mi accompagneranno fino all'ultimo respiro che farò.
Tra questi miliardi di gocce d'acqua che sono venute giù attratte dall'asfalto che finalmente respira dopo una giornata di afa, le mie impressioni sfiorano i lenti profili dei monti Lattari, appena distinguibili all'orizzonte, perché l'umidità li tiene al riparo dagli sguardi dei sognatori. Il campanile sovrasta lontano la vallata che si perde in miriadi di luci scintillanti e pigre, come al centro di una baia il pescatore aspetta le sue prede alla lampara.
Non mi rimane che urlare il mio disappunto alle incongruenze del mondo, alle sue perfide risacche che mi avvolgono in spirali di ingordigia e di prepotenza. E il mio urlo è vano, perché finisco, come i matti, a vedere il nemico che non esiste, che prevarica e fagocita gli intelletti. Ma sono solo io a vederlo, e solo io lo combatto. Il nemico non esiste, ma è terribile il suo respiro sul mio collo, il suo alito che profuma di incenso, mi rende irascibile, e la mia rabbia viene scambiata per tracotanza. Io, il tracotante sconfitto.

giovedì 14 maggio 2009

Revisione della legge sull'aborto in Spagna

E' vero, noi italiani ci eravamo arrivati più di trenta anni fa. Tuttavia il referendum organizzato dagli attivissimi radicali dell'epoca, non riuscì nel suo intento di abrogare quelle parti di legge che avevano dato il contentino ai cattolici. In questo modo avremmo avuto una legge all'avanguardia malgrado il Vaticano. Erano altri tempi ed era un'altra Italia.

Non credo sia inutile dare uno sguardo alla legge per intero presso il sito del ministero della giustizia. Qui

giovedì 7 maggio 2009

Occhiopermille!

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L’arcivescovo di Ancona risponde all’UAAR con un controstriscione

L’arcivescovo di Ancona risponde all’UAAR con un controstriscione

Di seguito un mio Post sul forum dell'UAAR sul controstriscione del cardinale anconetano.

* * *

Non trovo nello striscione dei preti nulla di così scandaloso, se non un patetico, opaco, infantile tentativo di rispondere a quella che era la libera espressione di liberi pensatori che non ha scalfito in alcun modo la solida fede di nessuno.
Ciò per cui ci si dovrebbe preoccupare è la pretesa cattolica di poter gestire questa libertà (per loro c’è solo “libertà in cristo” che è verità). Mi spaventa la spinta reazionaria di un cattolicesimo che non si accontenta, come sarebbe opportuno, della folta e libera comunità spirituale che nessuno mette o ha mai messo in discussione e che è una risorsa di questa nazione, ma pretende il dominio politico su tutti i cittadini per ottenere (ed ahimé in qualche caso mantenere) un ruolo dominante nelle sorti del Paese Italia.
Qualsiasi manifestazione che contraddica i propri dettami suscita immediate ed accorate reazioni per il semplice fatto che così le gerarchie cattoliche hanno la possibilità di fare perno su ciò che chiamano “laicismo” per fomentare nel genuino mondo cattolico (troppo esteso per essere generalizzato) quella reazione contro la “laicità” che sta contraddistinguendo questo periodo della storia italiana. Ne deriva una contrapposizione percepita ormai solo dai cattolici come una minaccia (vedi il testo della Tamaro sul Giornale). Purtroppo noi, umanisti, razionalisti, agnostici, atei, dobbiamo rassegnarci ad un fatto:
l’organismo Chiesa Cattolica, vive simbiosi con la Nazione Italia e si può fare ben poco.
Il controllo delle menti, la capacità di diffusione di miti come “la crociata laica” è propria del loro modo di essere. Dategli un pretesto per il martirio e loro trionferanno (non il loro spirito, ovviamente, ma le loro pance!) con masse in “buona fede” pronte a contrastare ogni diversità in nome di un anello da baciare e di un’indulgenza con cui lavare qualche peccatuccio.

Lugi Fabbrocino

martedì 5 maggio 2009

Tamaro e la crociata laica.

Ho letto con estremo interesse l’articolo di Susanna Tamaro cercando di comprendere le motivazioni che l’hanno spinta a fare considerazioni così gravi.
Mi colpisce la vis polemica insita in un’espressione come quella di “crociata laica”. Che il termine “laico” sia in questi ultimi anni abusato è un fatto, e nasconde un diffuso desiderio di celarne il senso in una nebulosa di dubbio che di fatto accontenta o scontenta tutti a seconda del contesto in cui si utilizza. Quindi la Tamaro, che con il senso delle parole ed il loro utilizzo ci campa, il significato lo conosce bene. E per questo, retoricamente, finge di stupirsi di un crescente livore “laico” contro “persone che hanno una diversa visione del mondo”, perché in questo lei scorge quasi un qualcosa di comico e così lo presenta a lettori predisposti alla distrazione dal suo affabulare.
Qualcosa in effetti, ammettiamolo, c’è da parte di una consistente parte della popolazione italiana, ma quello che la Tamaro non dice, perché probabilmente non lo percepisce, è che quel livore è la conseguenza di un crescente senso di fastidio nei confronti dell’invadenza della Chiesa Cattolica in particolare nelle istituzioni di questa nostra Nazione.
Non si tratta dunque di una visione laica “canonizzata” della vita (esigenza questa propria della Chiesa Cattolica e di tutte le confessioni basate su verità rivelate) che con i suoi dogmi intende soffocare con spade crociate e scudi alzati i martiri portatori di Fede. Si tratta di rivendicare il diritto di tutti, compreso quello della Tamaro, a pensare e a credere e a esprimersi liberamente, senza condizioni e senza intromissioni nella vita pubblica da parte di alcuna confessione religiosa o organizzazione di pensiero.
Un altro punto del suo intervento che mi lascia dubbioso è l’utilizzo del termine Fede. Perché non è ben chiaro se il suo sia un parlare ad un pubblico di Fedeli che percepiscano il senso di questa parola in un ambito confessionale, o sia un più generico termine che si inquadra in un contesto semantico più ampio. In tutti e due i casi, arriva al paradosso di identificare il rispetto della libertà individuale come il tentativo di prevalere sugli altri (il che, però, vale per tutti!). In questa ottica i Cattolici vorrebbero potersi sentire liberi di pervadere la cultura dominante.
Io credo che sia arrivato il momento di chiarire che, fino a quando le istituzioni di questa nazione garantiranno tutti, non ci sarà spazio per l’imposizione di nessuno su nessun altro. Dire che i cittadini liberi vogliano imporre la propria libertà, è un paradosso che giustfica solo una riscoperta del martirio e della persecuzione propria della cultura cattolica (in fondo loro ne sanno sempre una più del diavolo), costruendo un castello (di carta) basato su fantomatiche crociate contro chiunque Creda, prescindendo, e questo è veramente comico, dalle confessione religiose. Così si aumenta il numero dei “fedeli”, delle anime pie istintivamente portate a parteggiare per i deboli e i poveri di spirito (in quanto incapaci di ridere).
Concludo osservando che l’umanità si può sentire e vivere senza necessariamente impelagarsi in argomentazioni teologiche, come la Tamaro fa nella seconda parte del pezzo che ha scritto, e che la vita si può gustare e vivere gioiosamente da uomo, distillando ogni singolo istante nella bellezza del proprio essere e del proprio percepire le cose. In questo senso il concetto di divino è semplicemente superfluo. I misteri,poi, lasciamoli agli iniziati delle confessioni religiose.

mercoledì 29 aprile 2009

Ancona: reazioni del mondo politico alla sortita anti-UAAR del vescovo

Ancona: reazioni del mondo politico alla sortita anti-UAAR del vescovo

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Battaglie e sconfitte

Non ho paura della sconfitta, ma della prospettiva di rimanere prigioniero. Essere umanisti in questa nazione governata da preti (un'iperbole per indicare la dilagante ipocrisia che pervade la cultura italiana corrosa dal cattolicesimo) condiziona la mia vita ormai da anni, in ogni suo momento.
Si arriva al paradosso che in una città come Ancona, la libera espressione del proprio pensiero sia messa, è il caso di dirlo, all'indice da un vescovo (espressione, lui, del potere sulle menti semplici, cretino-cristiane, l'etimo non è incerto).
"Gli striscioni atei sono una vergogna", si riferisce a quello mostrato nella foto linkata in basso.
Reazioni politiche locali inevitabli (vedi post precedente dellUAAR) siamo sotto elezione, ma una presa di posizione netta in favore della libertà di espressione potrebbe essere nociva per chiunque. E allora c'è stata da un lato la corsa a chi fosse il primo ad esprimere solidarietà al prelato per la repressione immediata di quel pensiero blasfemo in nome dell'equilibrio culturale magistralmente mantenuto dai preti in questo paese, dall'altro una moderata presa di posizione che prevede una non necessaria comunione di intenti con il contenuto dello striscione sebbene non si ritenesse proprio necessaria una vera e propria censura (forse solo una sculacciata, via, sono ragazzi, devono "sfogare").

Da vomito.

Dalle mie parti i problemi sono minori, anche perchè il massimo che riesco a fare è quello di incazzarmi e di scrivere sui blog, e qualche volta litigare con cattolici particolarmenti rompicoglioni, per i quali rimango un miscredente da non considerare.

Ma il peggio, come dicevo all'inizio, l'angoscia peggiore è questa consapevolezza che mi tormente che oltre alla sconfitta rappresentata dal dominio politico dei cattolici in questo paese c'è la certezza di una prigionia certa nella definitiva condanna di ciò che è diverso da loro.
Il mio pessimismo non è privo di fondamenti: sono troppe le prevaricazioni di questi baggiani sulla vita di tutti i giorni, e, cosa più triste, più amareggiante, più deprimente, frustrante è il fatto che io non sia capace di difendere mia figlia da questi avvoltoi.

E sono avvoltoi viscidi, che si nascondono dietro un nuovo vittimismo che li fa sentire come i protomartiri che correvano danzando e cantando alla morte inflitta dai pagani. Sono viscidi nel loro insinuarsi con pacata bonarietà per imporre il loro perverso punto di vista nelle menti malleabili dei fanciulli (quando non sono dei fottuti pedofili).

Il mio rammarico nasce dal fatto di dover giustificare davanti a tutti la mia libertà, di dover lottare per poter esprimere quando questa viene calpestata dalla prepotente ed ingombrante presenza della chiesa cattolica apostolica romana.
Non arrivo ad odiarli, l'odio lo lascio alla loro demenza: mi fanno solo tanta rabbia e soffro della mia impotenza davanti alla loro forza alla quale non mi inginocchierò mai.